AL PARLAMENTO NAZIONALE
SIGNORI DEPUTATI
Se l’esperienza ci mostra che i progressi dell’industria e della coltura di ogni nazione dipendono essenzialmente dall’arte, che l’uomo impiega nella direzione delle sue forze, e nel trar profitto dalle sue facoltà, ognun comprende che non possa esservi in uno stato una generale civilizzazione, ove il popolo sia degradato nell’avvilimento dell’ignoranza. Si deve al popolo una istruzione semplice, e limitata, come garante della sua morale, come istrumento della sua felicità, e come un compenso de’ suoi penosi travagli. E’ forse il popolo disobbligato dall’adempimento dei suoi doveri? Non dee nulla conferire del suo al bene della società? Diamogli dunque per mezzo dell’istruzione un certo spirito, che lo renda sensibile ai doveri di uomo, di padre, e di cittadino, e che rimovendolo dalla strada del delitto e della mendacità, lo ecciti a provvedere a tempo con la propria industria ai suoi urgenti e quotidiani bisogni.
Il leggere, lo scrivere, il computare, e il conoscere i doveri della religione e della società sono il vero strumento della coltura generale di tutte le nazioni. Il metodo più ad acquistare simili conoscenze vien proclamato in tutte le parti della terra. Desso è il mutuo insegnamento, il sistema di Bell e Lancaster, che con l’unità di azione, con l’insieme delle forze, con l’economia del tempo, e coi pungoli dell’emulazione produce quei felici risultati, che le scuole di S. Brigida, si S. Caterina, e quella di madama La coste portano all’evidenza.
La necessità di dover propagare la pubblica istruzione col metodo di mutuo insegnamento si guida all’esame de’ seguenti articoli.
1- Quante debbano essere in Napoli le scuole per ambo i sessi
2- Come propagarle per tutto il regno.
3- Qual debba essere il trattamento dei maestri
4- Quali siano i mezzi, onde il metodo possa conservarsi senza essere soggetto ad alterazione veruna.
1) Per calcolo praticato in Inghilterra, ed in Francia si conosce, che ogni migliajo di anime da 50 da 50 tra fanciulli e fanciulle da istruirsi. Si sa pure che la popolazione di Napoli, secondo la statistica del 1816, è di 333.940. Fatta perciò la proporzione si troveranno 16.697 fanciulli, che meritano di essere istruiti. Ora è noto che in questa capitale, i locali più grandi, che si possono avere, non vagliono a contenere più di 300 individui. Quindi è che dividendo 16.697 per 300, si ha per quoziente 55, numero delle scuole. Tal dovrebb’essere il numero delle scuole, secondo la proporzione di 50 a migliajo,tanto più che la COSTITUZIONE da qui a pochi anni non riconoscerà cittadino, che non sappia leggere e scrivere. Per ora pure, e sino a che la nazione non incominci ad apprezzare il bene dell’educazione, possono bastare due scuole in ogni quartiere sul nuovo metodo, una maschile, l’altra feminea. Abbiamo presentemente non più di quattro scuole primarie sul metodo di mutuo insegnamento; la scuola di modello in S. Brigida, quella di S. Caterina, la terza di Capodimonte, e la quarta di modello per le fanciulle diretta dalla signora Lacoste.
2) Dalla enunciata proporzione dei fanciulli di 50 per ogni migliajo di anime, si rileva il numero delle scuole, che si potrebbero fissare nelle capitali delle provincie del regno.In ogni capitale di provincia vi dovrebbero essere due scuole di modello simili a quelle della città di Napoli, una maschile, e l’altra femminea. In essi i maestri e le maestre pei capo-luoghi distrettuali potrebbero istruirsi del metodo. Alla scuola del distretto s’istruirebbero i maestri del capo-luogo del circondario, ed in quella del circondario i maestri degli altri paesi del circondario medesimo. Sarebbe cura della direzione generale di Napoli di mantenere nella capitale di ogni provincia una buona quantità di oggetti scolastici, per potersi somministrare ai rispettivi maestri autorizzati ad aprire delle scuole nei diversi paesi della provincia medesima. Gli oggetti scolastici saranno lavagne, tabelle di lettura, e quanto mai sarà necessario a fornirsi ad una scuola.
3) I maestri destinati all’esercizio del metodo di mutuo insegnamento debbono a rigore eseguire l’orario fissato in Napoli per la scuola di modello di S. Brigida, cioè tre ore di scuola la mattina, e due il dopo pranzo, oltre un ora che dee il maestro impiegare nella particolare istruzione de’monitori. Ciò premesso, ognun conosce che ogni maestro è obbligato ad essere in occupazione ogni giorno per lo spazio di ore sei, e che da tal esercizio viene assorbita quasi l’intera giornata. Per la qual cosa la giustizia vuole, che ai maestri si dia un degno compenso delle loro fatiche, mentre quell’onorario che godono presentemente, non è proporzionato né al loro travaglio, né ai loro bisogni: e sino a che non si metterà un certo equilibrio tra quel che si pretende dai maestri con quello che loro si dà, vedrassi sempre, ad onta di qualunque vigilanza degl’ispettori, trascurata l’istruzione, ed in conseguenza seguita da pochissimi risultati. L’emulazione per gli alunni, come forma uno de’ pregi del metodo di mutuo insegnamento; così pure deesi stendere ad operare su la condotta dei maestri. Quindi son d’avviso che il capo di pubblica istruzione debba proporsi di premiare nella fine dell’anno scolastico tutti quei maestri, che per mezzo del loro zelo avran saputo formarsi una scuola numerosa d’allievi, i quali siansi in poco tempo condotti all’ultimo grado delle cognizioni elementari.
4) Le scuole di Napoli, perché abbiano un regolare andamento, debbono esser visitate dal Direttore, il quale avrà la cura di non mancare ad esse gli oggetti necessari all’insegnamento. I rispettivi eletti de’ quartieri potrebbero fare lo stesso di quando in quando affin di mantenere in soggezione i maestri. Nei paesi rispettivi delle provincie del regno le scuole potrebbero essere visitate dagl’ispettori, non ché dal sindaco e decurionato. I sotto-direttori delle capitali delle provincie dovrebbero tenere una corrispondenza col direttore in Napoli per tutto ciò, che concerne l’andamento regolare delle scuole delle rispettive provincie, e con un rapporto in ogni trimestre far conoscere il numero degli alunni delle scuole, ed i loro progressi nell’insegnamento. La perfezione della propria lingua è il vero segno della coltura di ogni nazione; poiché la maniera di pensare ha una connessione sì stretta con la maniera di parlare, che ben può diffinirsi l’una per l’altra. Quindi non sono alieno dal progetto, che almeno in ogni quartiere della capitale vi sia una scuola gratuita di lingua italiana con lo stesso metodo di mutuo insegnamento. Non lascio inoltre di far osservare che ai servi della pena si accresce coll’ozio delle carceri la loro depravazione, e lungi dal correggersi vengono istruiti ai più enormi delitti per aver luogo al riacquisto della loro libertà. Questi esseri senza risorse: questi disgraziati che debbono rientrare nella società più infelici, e non corretti, reclamano dalla umanità, e saviezza dei deputati al parlamento i mezzi propri per evitare il fatale loro destino. Essi furon forse colpevoli, perché non conobbero loro stessi , e i loro doveri. I delitti nei quali trovaronsi inviluppati nacquero per avventura piuttosto da difetto di buone massime, che da indole depravata e maligna. Diasi loro pertanto nelle carceri una conveniente istruzione, con cui mettendosi in confronto il dolce piacere che provavi dal cuore dell’uomo onesto cogl’inquieti rimorsi del delinquente, e vi è da sperare che dopo essersi espiato il delitto, i detenuti si restituiscano alla società educati, e con quei giusti sentimenti, che si convengono ad uomo probo, ed onesto.Propongo quindi una scuola di mutuo insegnamento nelle carceri della Vicaria, ed in tutte le prigioni, dove i detenuti fossero più di cento. Il soldato finalmente dee aver parte più di tutti gli altri al beneficio dell’istruzione. Destinato esso a vegliare alla conservazione dell’ordine pubblico dee conoscere non solamente i doveri generali di ogni uomo, ma bensì tutti gli articoli che riguardano la disciplina militare per servire con vantaggio a se stesso, ed alla patria. Come acquisterà simili conoscenze nello stato di analfabeto? D’altronde s’è necessario ad ogni uomo un certo stimolo per operare, è necessarissimo al soldato, che nell’esercizio del suo mestiere mette a rischio la vita. Or lo stimolo più potente, che operi con tutta la forza sull’amor proprio del soldato, si è il saper leggere, scrivere e conteggiare, perché con questa elementare istruzione può concepire la dolce lusinga di migliorare la sua condizione nella carriera delle armi; può per mezzo della sua bravura ascendere ai gradi superiori sino a quello di Generale; laddove nello stato di analfabeto ad onta de’suoi lunghi servigi, e malgrado le pruove di coraggio date nelle battaglie, e le onorevoli cicatrici riportate, dovrà invecchiare e morire sotto il peso delle armi, senza sperar giammai di esser promosso al semplice grado d’uffiziale. Gli si dia dunque un’istruzione elementare; incominci per tal mezzo ad apprezzar se stesso; capisca finalmente che se vi è una pena nelle ordinanze pei delitti del militare, vi ha pure un premio non passaggiero per le azioni di coraggio. Ogni reggimento potrebbe avere una scuola di mutuo insegnamento capace di 300 soldati più o meno, simile a quella, che il maresciallo di campo sig. principe di Camporeale fece con felice successo introdurre nel reggimento cavalleggeri della guardia reale. Essa non costerebbe altro alla cassa del reggimento, che ducati 200 per le spese di primo stabilimento, giacchè il maestro il maestro di essa scuola potrebbe essere il cappellano del reggimento medesimo.
Napoli 23 Gennajo 1821
Il Direttore
Francesco Mastroti